Il reflusso gastroesofageo è la condizione per cui il contenuto dello stomaco risale nell’esofago.
Ma come capirne i sintomi e individuare i rimedi?
Lo affrontiamo insieme con questo approfondimento.
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Il reflusso gastroesofageo è un disturbo altrimenti chiamato reflusso acido o rigurgito acido, poiché i succhi digerenti gastrici contengono acidi.
Si tratta della sensazione di bruciore alla parte alta dell’addome e dietro lo sterno.
Spesso, inoltre, si possono percepire il sapore del cibo o una sorta di fluido acido nel cavo orale.
Si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) quando il disturbo diventa cronico o di durata prolungata.
Se i sintomi, infatti, si verificano più di due volte alla settimana per più di un mese di seguito è bene sottoporsi alle adeguate indagini mediche, intervenendo tempestivamente ed evitando potenziali complicazioni.
I disturbi più frequenti si possono individuare facilmente e sono:
A causare la fastidiosa sensazione di bruciore di stomaco è il contatto degli acidi gastrici del reflusso con la parete dell’esofago.
Tende a peggiorare dopo i pasti o quando si assumono posizioni “particolari”, per esempio stando sdraiati o inclinandosi in avanti (per raccogliere un oggetto o allacciarsi le scarpe).
Come intuibile, invece, a provocare il rigurgito è la risalita degli acidi gastrici e del contenuto dello stomaco nell’esofago, nella gola e nella bocca.
Ed è questo meccanismo anomalo a portare un sapore acido persistente nella parte posteriore della bocca.
Qualora questi sintomi del reflusso gastroesofageo fossero trascurati, possono subentrarne altri più intensi e aggressivi come ulcere e dolori retro-sternali.
Tra i segnali del reflusso gastroesofageo ne troviamo alcuni meno evidenti o che, comunque, possono essere ricondotti ad altre patologie.
Fra loro si annoverano:
Se i sintomi persistono da diverse settimane, come anticipato, è meglio rivolgersi al proprio medico curante o a uno specialista.
È importante consultarsi anche qualora si riscontri difficoltà a ingoiare, subentra la raucedine e dolori all’altezza del torace.
Le cause a cui fare risalire l’insorgere del reflusso esofageo sono di due tipi: fisiologiche e psicosomatiche.
Nel primo caso, infatti, si ha a che fare con l’indebolimento della valvola situata all’estremità inferiore dell’esofago.
Questo impedisce la corretta apertura per consentire il passaggio del cibo dall’esofago allo stomaco e la chiusura per impedire la risalita del contenuto acido dello stomaco nell’esofago.
A creare questo disagio uno stile di vita poco equilibrato, alimentazione scorretta o l’assunzione di alcuni farmaci.
Fumo, alcol, caffè e cioccolato (se consumato smodatamente) possono contribuire a rilassare i muscoli all’estremità inferiore dell’esofago.
Non solo: i cosiddetti agonisti, i nitrati e i farmaci anti-infiammatori non steroidei (Fans) possono causare o peggiorare i disturbi del reflusso gastroesofageo.
Per quanto riguarda, invece, le ragioni psicosomatiche occorre indagare se a livello mentale ed emotivo si è o meno in equilibrio.
Una situazione di eccessivo stress, infatti, potrebbe favorire il reflusso.
Vi sono inoltre altre circostanze che favoriscono il reflusso gastroesofageo, ovvero:
La cura al reflusso gastroesofageo esiste e a volte sono sufficienti alcuni semplici accorgimenti per allontanarlo per sempre.
Anzitutto si suggerisce di cambiare le proprie abitudini alimentari.
Come?
Preferire pasti “piccoli” ma frequenti, evitando quelli “pesanti” prima di coricarsi.
Eliminando alcuni alimenti; oltre a quelli già citati, menta, pomodoro e salse derivate, cibi speziati, piccanti o ad alto contenuto di grassi come insaccati.
E mantenendo il peso forma.
Se si realizza che il problema è di tipo psicologico, ridurre il più possibile le fonti di stress.
Ci si può avvalere di tecniche di meditazione e rilassamento che, oltre a contrastare il reflusso gastroesofageo, possono portare beneficio a tutto l’organismo e al benessere in generale.
Se, invece, si assumono farmaci occorre valutare di sostituirli (sempre sotto parere medico).
Qualora questi rimedi naturali non bastassero, si può ricorrere a prodotti ad hoc.
Tra questi: antiacido, aginati e inibitori della pompa proteica.
Qualora nemmeno i suddetti riuscissero a dare risultati soddisfacenti, esiste la strada chirurgica o endoscopica.
Entrambe vanno ad agire sulla valvola che si trova all’estremità inferiore dell’esofago, per riportarla alla sua originale funzionalità.
Esistono due circostanze, per così dire particolari, in cui il reflusso gastroesofageo può comparire.
Si tratta della gravidanza e dei primi mesi di vita del neonato.
Nel primo caso, molto semplicemente, il peso del bambino e l’utero di dimensioni più grandi comprimono lo stomaco causando il reflusso dei succhi gastrici nell’esofago.
Non solo: il progesterone riduce il tono muscolare dello sfintere, ovvero la valvola che congiunge esofago e stomaco.
Anche nel secondo caso si tratta di una condizione temporanea che il più delle volte scompare da sola e senza conseguenze.
Questa volta avviene che la valvola cardias sia ancora immatura e poco funzionale, provocando il reflusso gastroesofageo.
Quando allarmarsi?
Se è persistente e provoca vomito, perdita di peso e repulsione verso il cibo.
Tutti segnali che potrebbero ricondurre a patologie quali l’esofagite, la malattia da reflusso gastroesofageo e la stenosi pilorica.
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